"La figlia di Iorio": la società patriarcale, il “diverso” e la donna libera, fra dramma borghese e melodramma
- patriarcato,
- artista,
- diversità,
- famiglia,
- esotico
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Abstract
L’articolo analizza il testo mediante diversi strumenti critici. Mette in luce come il protagonista Aligi rappresenti metaforicamente la figura dell’artista che si estrania dal contesto sociale, in cui rifiuta di inserirsi per la sua insuperabile diversità. Il suo corrispettivo è la donna sessualmente libera, che l’arcaica società patriarcale emargina ingiustamente come prostituta. D’Annunzio da un lato sente il fascino dei due diversi, che entrano in conflitto con l’ordine sociale, ma d’altro lato finisce per celebrare la famiglia tradizionale, in cui fa rientrare l’eroe, dopo l’autoeliminazione del corpo estraneo, la donna. Questa soluzione certo contribuì al grande successo della pièce presso il pubblico borghese, insieme al fascino dell’esotico rappresentato da un Abruzzo primordiale. Ma, dietro l’esotico, il pubblico ritrovava le linee note e rassicuranti del dramma borghese e del melodramma: la vicende di Aligi e Mila ricorda molto quella della Traviata.