Il gioco del dio fanciullo. Destinazione non umana di Valentina Esposito. Una lettura del dramma attraverso la teoria filosofica di Eraclito, Nietzsche e Schiller
- Eraclito,
- Nietzsche,
- Valentina Esposito,
- Fort Apache Cinema Teatro
Copyright (c) 2024 Gisella Rotiroti
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Abstract
Come un filo rosso il tema del gioco attraversa lo spettacolo Destinazione non umana, incontrando diverse teorie e trattazioni filosofiche. La più antica riflessione sul gioco risale ad Eraclito per il quale “la vita è un fanciullo che gioca, che sposta i pezzi sulla scacchiera: reggimento di un fanciullo”. Nietzsche riprende la metafora del παῖς παίζων per descrivere l’operare dell’artista: in un mondo privo di morale l’artista crea e distrugge obbedendo ad una necessità interiore. Nina rappresenta entrambe le figure, il fanciullo di Eraclito e quello di Nietzsche: il dio del cosmo che sposta le tessere sulla scacchiera ed il dio artista che tesse i fili del racconto e crea la favola tragica dello spettacolo. Giocare a immaginare la vita permette di assumere una nuova identità e di creare nuove possibilità. I fragili cavallini giocattolo, nella realtà del mondo torturati da un dio che muove tutto per caso e per fortuna, grazie al sogno del teatro sono divenuti giocatori, attori, artisti.